"Casa è quel posto che, quando ci torni, non vogliono più che tu te ne vada".
Stephen King
Vacanze finite, e forse era anche il caso - non che mi facesse schifo starmene a crogiolare al sole tra la sabbia ruvida della Sardegna e poi quella soffice della Sicilia, non che mi facesse schifo bere birra e mangiare arancini tra i rumori più dolci delle sere d'estate, non che mi facesse schifo guardare i fuochi d'artificio a Ferragosto o salire in macchina alla volta di Marina di Ragusa nell'aria arida e profumata delle strade siciliane, ma tornare era necessario e, devo dire, anche desiderato.
Belle vacanze, bellissime, più belle forse di quanto mi sarei potuta immaginare.
Il mare, la spiaggia, gli amici, le colazioni da campione, le cene in famiglia, la pelle abbronzata, il sole, l'odore di crema, il traghetto, gli aerei, Cosmopolitan, i lunghi discorsi sulla sabbia al tramonto con vecchi amici ogni giorno nuovi, e le nottate insonni a raccontarsi sogni erotici e psicologie spicciole, consolare una sorella minore a suon di parolacce e farla ridere, gli sms e la nostalgia che bruciava come fuoco, e la mia ultima sera di vacanza in cui finalmente ho detto tutto ciò che avevo da dire e ricevuto un abbraccio che ha raccontato amarezze nel silenzio, gli amici siciliani che presto saranno qui, e due settimane lontana da tutto: dagli stress, dai libri, dal lavoro, dalla lavatrice da cambiare, dal dolore costante di ogni giorno, dalle paure e dai compromessi che ottengo sudando con la mia stessa vita.
Tornare e riprendere in mano le cose in sospeso, coi fianchi più larghi e la pelle più bella, il viso rilassato dei ventitre anni che fatico a sentire, rivederti e scoprirti ancora più straordinario di quanto ricordassi, il mio cane che sa sorridere, il vento che muove le foglie in quello che rimane il mio giardino, la mia casa e le mie cose, ninnoli e braccialetti, libri da leggere, liste da stilare.
Tornare e, di nuovo, scrivere un post senza badare alla forma, di fretta, per farvi sapere che sono ancora qui - e che tra i progetti dell'autunno c'è quello di rendere a questo blog un po' più di giustizia, curarlo meglio, maturarlo anche un po', applicarmici con leggerezza e impegno ogni giorno, pensarlo e volergli bene, per me e per ogni lettore distratto che passa di qui.
E i progetti, le paure, gli esami da preparare, le tesi da scrivere, i lavoretti della domenica, uno stage che spero inizi il prima possibile - aspettare settembre che è il mese più faticoso e magico dell'anno, che sia il settembre della svolta che da anni attendo, un lunedì di trenta giorni in cui organizzarsi l'esistenza, illudersi ancora che tutto possa cambiare, e per una volta, una soltanto, in meglio.