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27 febbraio 2012

Unbreakable, amarezza e riflessioni

http://www.giornalettismo.com/archives/206433/quello-che-senti-quando-ti-stanno-stuprando/

http://projectunbreakable.tumblr.com/

Doverosa premessa: non è da me leggere articoli sul web secondo il criterio l'hovvistosuffeisbuc, e non provo nessun interesse per quanto concerne la cronaca nera; non guardo Pomeriggio 5, non so nulla del caso Sarah, Yara, o di genitori che affogano figli nell'olio bollente e di nipoti che squartano i nonni per avere in eredità 400 euro, coi vicini di casa che dicono che 'salutava sempre' e magari vanno in televisione a raccontare di quanto raccapriccio abbiano provato nell'udire la notizia, sgomenti e lacrimevoli, tra gli applausi di un pubblico troppo spesso pensionato, ignorante ed abbruttito.
Non mi occupo di cronaca, non m'interessa, non la leggo, credo dovrebbe essere limitata ai giornali locali perché è giusto che se nei miei paraggi scorrazza un serial killer che uccide a colpi di machete le ragazze sottopeso allora è il caso che lo sappia, ma davvero tendenzialmente notizie 'come questa' non suscitano il mio interesse, non credo alla cosiddetta 'Emergenza Stupri' più di quanto non creda all'Emergenza Maltempo: d'inverno nevica, da che mondo è mondo, e gli uomini sanno essere delle bestie, da che mondo è mondo.

Quest'articolo però mi ha regalato dei brividi spiacevoli lungo la schiena, attraverso le ossa, ed ora proverò a scrivere perché, perché è successo, dopo che ho disimparato a commuovermi anche quando in televisione sento per caso che qualche umanoide ha seviziato, violentato ed ucciso l'ennesima ragazzina - donna - persona la cui unica colpa è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, fidandosi dell'uomo sbagliato, e potrebbe succedere a tutte (- potrebbe succedere a me tra pochi minuti, quando uscirò di casa per andare a divertirmi con le amiche, inutile negarlo).
Quest'articolo mi è esploso dentro come un colpo di cannone perché a far la parte del carnefice siamo bravi tutti; perché ad urlare o scrivere in capslock che all'aggressore andrebbero tagliati i testicoli - cotti nel burro - conditi col prezzemolo, e dagli di 'pena di morte' e addirittura 'chiudiamolo in galera con 6 superdotati', per scivolare nel grottesco, non ci vuole proprio niente.
Ci vuole un gran coraggio, invece, a subire una violenza e ricordarne il lato più disgustoso, quello della parola mormorata nell'orecchio durante o subito dopo, scriverla, renderla eterna attraverso l'inchiostro, immortalarla, concedere a Gracie Brown di farne una ricerca che verrà poi pubblicata su internet, alla portata dell'umanità tutta, ma finalmente senza vergogna né colpa né orrore, con l'umilità ed il coraggio di dire 'ero nel posto sbagliato, sono innocente', dirlo a sé stessi raccontandolo a tutti perché tutti sappiano.
Io non sapevo, non so ancora, ma attraverso quest'infinità di frasi, di scritte, di volti, ho forse compreso un po' di più di quanto non avrei potuto capire prima di leggere questo articolo.

Non so che altro dire, se non che consiglio a tutti di farsi un giretto degli orrori sul tumblr della ragazza che raccoglie queste testimonianze; non so se lo faccia perché lei stessa né è stata la vittima, perché è buona e intelligente, o perché semplicemente pensava fosse giusto...so che è una di quelle iniziative così belle e così necessarie che l'unica cosa che ho pensato è stata 'avrei voluto pensarci io', e poi, subito dopo, 'avrei voluto che non ce ne fosse mai stato bisogno'.

26 febbraio 2012

Yes, we Teen

Ieri è stata una bella giornata; di parco con le amiche, di serate sedute attorno ad un tavolo a mangiare biscotti e raccontar cazzate, niente di nuovo sotti i (nostri) ponti da un paio di lustri. Chi non mi conosce non sa che ho un gruppo di amiche più o meno fisso da quasi dieci anni, amiche con cui ho condiviso praticamente tutto il condivisibile sia nella prima adolescenza, sia nell'adolescenza al culmine, sia ora, che dovrei iniziare a diventare grande e ancora ho paura, però, a prendere quel treno, quello che porta verso una presunta maturità che non si ottiene certo sui banchi di scuola.
E' stata una bella giornata, dicevamo, come non ne vivevamo da un bel pezzo; perché il pomeriggio di solito si lavora, di solito non si ha più il tempo d'infilarsi i pattini o la giacca leggera e farsi le foto saltando e fumando le solite sigarette di sempre, con nuove pettinature e le stesse facce non proprio da fotomodelle, e insomma, per una volta però è andata come volevamo noi e ci siamo divertite (giocando a campana, scorrazzando quà e là, tentando acrobazie per cui abbiamo perso il fisico - non l'abbiamo mai avuto) e ieri sera tornando a casa A mi diceva 'mi piacciono queste giornate in cui stiamo tanto insieme', piacciono anche a me, piacciono a tutte.
E mi chiedo perché non dovrei provare a vivere una seconda adolescenza per dieci minuti al giorno, ogni giorno; mi chiedo perché se Peter Pan salvava le fate semplicemente gridando 'io credo nelle fate' io non possa salvare me stessa urlando che una seconda adolescenza, eterna magari, 'si può, si può, si può'.
Conservo nelle narici gli odori di quegli anni vicini e distanti anni luce solo perché conclusi; odore di erba fresca, appena tagliata e delle salamelle nelle prime feste d'estate, il profumo dell'asfalto bagnato sotto le ruote della mia bicicletta ed il tanfo nauseante che invece a volte emanavano i miei vestiti, usavo un 'profumo', o forse sarebbe meglio dire un'essenza che pretendeva di essere alla fragola ma che di fatto odorava di gomma da masticare di quelle che si compravano per 50 lire all'oratorio; un giorno, non ricordo quando, ma suppongo sia stato in concomitanza dei primi sintomi di quella brutta malattia che chiamano 'crescita', ho sostituito quella boccetta mefitica con un'acqua per il corpo da 16 euro, anch'essa alla fragola, fragola vera però, come fosse stata appena colta in un campo ed andasse a posarsi sui miei polsi e sul mio corpo, dolce certo ma non più nauseante - che probabilmente apprezzerebbe anche Pascoli, è davvero 'odore di fragole rosse', Bottega Verde, la consiglio a tutte.
A volte non so quanto ne sia valsa la pena.
A volte rimpiango quell'entusiasmo, l'andare in giro puzzando di gomma da masticare, non saperlo, amarsi comunque, essere felici comunque; non pretendere quasi niente da sé stessi, forse solo un paio di scarpe appositamente rotte e sporcate per sembrare più autentiche ed una bicicletta con le gomme ben gonfiate per andare dappertutto, ma quasi sicuramente sarei andata in un parco, paradiso terrestre metropolitano, a guardare un tramonto, ed occhio a tornare a casa prima che faccia buio altrimenti papà s'incazza.

C'è chi desidera 'tornare indietro' perché ha degli errori da evitar di commettere; io desidero tornare indietro e rimanervi, puzzare di gomma da masticare per un paio d'anni ancora, innamorarmi perdutamente di sconosciuti in metropolitana e scrivere delle loro facce senza nome su diari gonfi di lacrime ed incertezze e 'voi mi odiate perché sono diversa - io vi odio perché siete tutti uguali' ed altre amenità erroneamente attribuite a Jim Morrison, e se non era Jim Morrison era Kurt Cobain o, alla peggio, Bob Marley.
Non si può, è un desiderio che nemmeno il più superpotente degli Dei potrebbe aiutarmi a realizzare, quando si tratta di ritornare a puzzare ed indossare magliette ridicole non c'è buona volontà che tenga, non c'è demonio che possa comprare la mia anima in cambio di questo sciocco desiderio.
Mi limiterò ad accettare come un dono infinitamente al di sopra dei miei meriti giornate come quelle appena trascorse, in cui 'la primavera sbuca col suo passo di talpa' e sembra che nemmeno un giorno sia trascorso da quegli anni in cui l'uno era la prima cifra della mia età anagrafica.





'Ma il tempo, il tempo chi me lo rende? Chi mi da indietro quelle stagioni di vetro e sabbia, chi mi riprende la rabbia, il gesto, donne e canzoni? Gli amici persi, i libri mangiati, la gioia piana degli appetiti, l'arsura sana degli assetati, la Fede cieca in poveri miti?'

25 febbraio 2012

Anche se non ci sei, io mi giro a cercarti


A Harry si erano addormentate braccia e gambe. Rimase immobile, con il foglio miracoloso tra le dita insensibili, mentre una sorta di tranquilla eruzione interiore lo inondava di gioia e dolore in pari misura. Barcollò fino al letto e si sedette. Rilesse la lettera, ma non riuscì a coglierne più il senso della prima volta,e si ridusse a fissare la grafia. Lei scriveva le G proprio come lui: le cercò tutte, parola per parola, e ciascuna gli parve un amichevole saluto scorto attraverso un velo. Era un cimelio incredibile, la prova che Lily Potter era esistita, esistita davvero, e che la sua mano calda un tempo si era mossa su quella pergamena, tracciando con l'inchiostro quelle lettere, quelle parole, parole su di lui, Harry, suo figlio. 
Si asciugò gli occhi con impazienza e rilesse la lettera, questa volta concentrandosi sul significato. Era come ascoltare una voce che ci si ricorda solo in modo vago.
 (J. K. Rowling, Harry Potter e i doni della morte)

Alcuni probabilmente penseranno che è sciocco commemorarti su un blog, altri sosterranno che è patetico che io lo faccia con le parole della Rowling, righe incomprensibili forse per chiunque non sia un accanito sostenitore di Harry Potter e della sua lotta contro i demoni, demoni che infestano l'anima e ci suggeriscono di diventare cattivi perché avremmo tutte le ragioni per farlo - credo sia questa la vera guerra di Harry, credo sia questo il senso ultimo della favola in sette volumi che mi ha accompagnata nella crescita e sta continuando a farlo.
Ho letto un numero incalcolabile di libri nella mia giovane vita: romanzi russi d'un migliaio di pagine, Grandi Classici, scritture sperimentali, saggistica contorta e poemi in endecasillabi, ma in nessuno di essi ho trovato niente di più adatto da pubblicare, ricopiare e rileggere in questo giorno, in questa data, e pensando a te - che non sei più corpo, non sei materia, atomi, molecole, a te che sei andata, svanita nell'aria e nella terra, impalpabile eppure presente in me, in quella carne soffice tra la pancia ed il cuore.
Harry capirebbe, J.K. Rowling capirebbe.
Buon compleanno, ovunque tu sia.

24 febbraio 2012

Disaster Date

Come già detto, ieri ho avuto la febbre; niente di mortale, come tutti ho ciondolato per casa in pigiama drogandomi di tachipirine e the caldo per tutto il pomeriggio ed anche tutta la sera, e naturalmente ho fatto un po' di muffa davanti alla televisione. Negli ultimi anni io ho sviluppato un rapporto abbastanza particolare con quest'oggetto, ovvero passano anche tranquillamente mesi senza che io l'accenda, non fosse che quando mi stendo sul divano con la copertina di lana ed il telecomando Sky tra le mani allora non me ne stacco più, e come ieri, ci ho passato davanti circa sei ore dimenticandomi persino di fare pipì e di portare fuori il cane, che invece di fare pipì non si dimentica affatto e a mezzanotte ho dovuto pulire le scale mentre la cagnolina in questione, che si chiama Lilli ed ha sedici anni, mi guardava da lontano sfidandomi ad arrabbiarmi con lei.
Detto questo, tra un paio di puntate dei Simpson, uno speciale su Angelina Jolie, uno su Micheal Jackson e svariati servizi delle Iene mi sono imbattuta in Disaster Date.
Disaster Date è un programma molto simpatico che trasmettono su MTV intorno alle 19, in cui a dei poveri malcapitati vengono organizzati appuntamenti al buio fittizi con esseri umani improbabili che incarnano tutto ciò che essi aborrono nell'altro sesso; è divertente, sul serio, ho visto una tipa che detesta Tiger Woods ritrovarsi a mangiare giapponese con un tizio in tenuta da golf che dal nulla si è messo ad organizzare una partita in mezzo al ristorante, ed un'altra ragazza imbarazzata dal suo seno troppo grosso che beveva un caffé con un tamarro che continuava a gridare 'ehi, belle tette!', e via dicendo.
Ovviamente dopo 60 minuti viene svelato lo scherzo, i protagonisti vincono un dollaro per ogni minuto passato in compagnia dello squilibrato in questione e poi tutti si fanno una gran risata; mi rammarica, mi rammarica molto che questo programma non esista anche in italia, perché mi piacerebbe iscriverci una delle mie BF (di cui conosco ogni psicosi) o perché no, vedere qualche mio compagno di corso costretto a passare 60 minuti in compagnia di una shampista che gli urla di essersi appena soffiata il naso con un manoscritto quattrocentesco.
Detto questo, mi è venuto in mente di fare una lista di cose che non sopporterei nell'altro sesso ad un primo appuntamento, ovviamente al buio, e che voi tutti potreste usare se mai vi venisse voglia di farmi partecipare a Disaster Date, per vedermi impazzire in televisione.
Quindi, io Vanna nel pieno delle mie facoltà mentali non sopporto

1) Gli uomini senza senso dell'umorismo, del tipo che io dico 'oh sì, naturalmente Maurizio Costanzo è l'uomo più sexy del mondo' con evidente sarcasmo e loro rispondono 'ma come fa a piacerti? Cioè, non preferisci Antonio Banderas? Sei proprio strana...'.
2) Gli uomini che trovano divertenti i Cinepanettoni e derivati, 'prrrr-anvedichebuciodeculo-stofiodenamignotta-prrrrrr-anvedichezinne-mammamiacommesto' e magari ne recitano le spassosissime battute a gran voce stupendosi se tu non ridi, o sei non hai eletto Massimo Boldi a tuo idolo personale.
3) Gli omofobi, poiché avendo io un numero pressoché incalcolabile di adoratissimi amici omosessuali non credo resisterei più di cinque minuti in compagnia di uno che esordisce dicendo 'io non ho niente contro i gay' e poi mi chiede se indossano i tacchi alti il venerdì sera e se pensa che ci proverebbero con lui, perché nel caso sarebbe una buona idea organizzare due feste separate al mio compleanno, 'una con i ricchioni ed una senza' ma mica perché sono omofobo, ti pare, è solo che mi fanno un po' impressione...come i ragni, ecco, però non ucciderei mai un ragno, ma se lo trovo a passeggiare sul mio corpicino eterosessuale allora lo brucio e poi me lo mangio.
5) Gli uomini che non offrono da bere al primo appuntamento; è una questione di principio, di galanteria, di gentilezza, una cosa che si fa al primo appuntamento e poi volendo, MAI PIU', davvero...quindi se sono in cerca del portafogli e ti dico ingenuamente 'no, lascia, faccio io' ti chiedo come minimo di amputarmi le mani, spararmi in un ginocchio e pagare tu, non permettermi assolutamente di pagare io, sii furbo, ti sto mettendo alla prova.
(Postilla, se mi permetti di pagare perché comprendo che sei terrorizzato all'idea di contraddirmi allora sì, potrei perdonarti; se invece lo fai perché appartieni alla categoria 'braccino corto' allora dimmi, mi accompagni a casa tu o prendo un taxi? Facciamo che prendo un taxi).
6) Gli uomini che si presentano ad un appuntamento vestiti e pettinati come se stessero andando agli Oscar, unti di gel, di dopobarba e di cremina antirughe, con la cravatta, il papillon, le bretelle e le scarpette di vernice lucida buone forse a ballare il tiptap, non certo per portarmi a bere una birra.
7) I leghisti latenti con kefia al collo che trattano male i ragazzi che vendono le rose; non la voglio la stramaledetta rosa, non sei costretto a comprarmela, però evita di trattare il poveraccio in questione come se ti stesse fregando il portafogli e magari di chiamarlo 'negro' a mezzavoce, sorridendomi con complicità, perché è molto probabile che io stia già telefonando al servizio taxi di cui sopra.
8) Gli uomini monotematici che sarebbero in grado di passare anche due ore a parlarti di un argomento specifico, magari scientifico, tipo l'importanza del P Greco nella geometricafisicapplicata di cui tu non capisci assolutamente niente e che pretendono il massimo interesse dell'auditorium, peccato che in quel momento l'auditorium sia tu, nient'altri che tu, che hai iniziato ad avere difficoltà con la tabellina del sette e lì hai deciso che la scienza proprio non faceva per te.

Detto questo, sono nelle vostre mani; non vedo l'ora che Disaster Date arrivi in italia, e se mai dovessi tornare single vi prego, vorrei un sacco vincere 60 euro per passare 60 minuti in compagnia di un ragazzo che incarni tutte ed otto le caratteristiche, non fosse che mi conosco bene, è probabile che l'appuntamento finisca dopo quattro minuti o che invece di guadagnare 60 euro guadagni 60 anni di galera, ma ne sarebbe comunque valsa la pena.

23 febbraio 2012

Presentazione

Ho la febbre, e direi che questa è un'ottima ragione per aprire un blog tra uno starnuto e l'altro; la prima volta che ne ho aperto uno, sul buon vecchio Splinder, avevo quattordici anni...ci ho scritto regolarmente fino ai diciannove, e adesso che ne ho quasi ventitré ero davvero convinta d'aver perso questa brutta abitudine. Da adolescente avevo una costanza nel raccontare i c*zzi miei che mai ho ritrovato nella prima età adulta, mi rendo conto che probabilmente era meglio così, ma ho davvero voglia di ricimentarmi con post, tag, e tutte quelle belle cosine che credevo di aver rimosso. 
Quindi, ecco qua il mio nuovo blog, si chiama Banality Fair ed è un 'un blog senza pretese', come senza pretese sono io; parlo un sacco e bene, m'intendo di poco o di nulla. Mi piacciono i libri, i film, la moda, gli animali, i bambini, la politica, la cronaca, le serie TV, i social network, gli uomini, la cucina ed il make up, ma non posso dire di eccellere in qualcuna di queste cose, diciamo pure che non ho talenti se non quello di sapermi raccontare e saper ascoltare i racconti altrui, purché non siano favole, alle favole non ho mai creduto.
Ho ventitre anni che sembrano quindici, i capelli biondi e cortissimi, gli occhi neri e la voce grossa; peso un po' meno di 45 chilogrammi e se fossi stata più alta avrei voluto fare la modella, non perché credo di essere bella ma perché adoro le modelle, e sopratutto adoro l'idea di guadagnare per camminare e farmi fare le foto ed incarnare il sogno di ogni uomo e di ogni donna.
Mi sarebbe piaciuto anche fare il supereroe, il pirata e l'esorcista, invece studio Lettere Moderne, si fa quel che si può; lavoro part-time, cerco di divertirmi full-time, e chi non mi conosce dice che sono simpaticissima, divertentissima, arrogantissima ed un po' sopra le righe; chi mi conosce bene conferma ogni aggettivo e poi scuote la testa con fare compassionevole.
Non sono brava a fingere, non so disegnare, detesto cucinare anche se nessuno si è mai lamentato dei miei piatti e la prima ed unica cosa che chiedo ogni giorno al Fato appena mi alzo è una gigantesca tazza di caffé bollente.
In ultimo, sono pessima nelle presentazioni, tutto quel che posso dire è che mi piacerebbe che questo blog andasse avanti, mi piacerebbe ritrovare quella costanza che avevo quando ero più piccola e sicuramente più magra, più serena e più ingenua; credevo seriamente che a qualcuno interessasse della mia opinione, vorrei riprendere a credere ad altre stronzate come questa e credo inizierò da qui, da una pagina virtuale dove potrò essere quello che vorrò ed ho già scelto che sarò me stessa.
A presto,
Vanna