Un post al volo - perché non posso solo prendermela con tutti, devo anche comportarmi da persona seria. E niente, un po' perché mi sono laureata, un po' perché sono precaria (e come sempre le cose vanno a braccetto) ho creato la pagina Facebook di questo blog.
Posto che i miei lettori sono per il 90% anche persone che mi hanno su Facebook mi scuso per la ridodanza, a tutti gli altri (pochi) che non sono amici ma ci tengono a rimanere social-aggiornati a tutte le vicende di fondamentale rilevanza narrate su questo blog, questo è il link: https://www.facebook.com/VannaBanalityFair, che trovate anche nella colonna a destra.
E siete caldamente invitati ad accomodarvi, e fare come se foste a casa vostra.
Buona serata e buona settimana a tutti!
28 aprile 2013
27 aprile 2013
L'ultima cena, con gli Amici di Comunione e Liberazione
Comunione e Liberazione, un adepto a caso. |
Innanzitutto ci tengo a precisare che sarò politicamente scorretta e non è assolutamente vero che non ho nulla contro Comunione e Liberazione, io ho un'enciclopedia di cose contro Comunione e Liberazione, prima delle quali il fatto che pochi anni fa hanno cercato di ammettermi nel loro club, tutto quanto a mia insaputa. E le palle mi sono girate parecchio, perché all'insaputa di Scajola gli regalano una casa, all'insaputa mia mi ritrovo invischiata nella mia setta preferita, la Massoneria degli sfigati.
Ma procediamo con ordine.
A diciannove anni ero un filo più cretina e molto più bella di adesso: credo che le cose andassero di pari passo, e forse è per questo che è successo ciò che è successo, forse Dio ha voluto punirmi per la mia superbia e la mia ingenuità, e gliene sono grata perché ho imparato la lezione.
Era l'inizio di settembre di qualche anno fa, l'inchiostro si stava asciugando del mio diploma e io cazzeggiavo da sola davanti alla Statale, fumavo sigarette e mi mettevo in pose plastiche nella speranza che qualche universitario di bell'aspetto e dal portafogli gonfio mi portasse a cena sui Navigli - insomma stavo lì nella mia mise da signorinella (non che girassi nuda, ma a 19 anni esibivo con maggiore entusiasmo la mia femminilità di quanto non faccia ora) e fantasticavo sul futuro scintillante che mi attendeva alla facoltà di Lettere Moderne.
In quel momento sono stata avvicinata da due ragazzi: avevano un volantino in mano ed erano molto brutti. Più che altro erano molto scialbi: con questi pantaloni color besciamella, la camicia a maniche corte, la fronte lievemente sudata e i lineamenti male assortiti, uno dei due avrebbe dovuto perdere qualche chilo, l'altro avrebbe dovuto mangiare un panino con la mortadella a colazione per i prossimi dieci anni. Però dai, io ero e sono una cazzara ipersocievole di buoni sentimenti, e quando questi due si sono proposti di darmi qualche consiglio sulle scelte accademiche e la vita universitaria ho accettato di buon cuore, ho pensato che lo facessero sia perché ero una bella ragazza sia perché magari all'università le persone imparano a fare cose buone per gli altri in cambio di niente.
Certo, non credevo saremmo diventati amiconi, ma ho comunque accettato di conoscere il resto della banda che presidiava un gazebo lì vicino. Era tutto molto bizzarro, perché mi sono subito accorta che erano tutti uguali: le ragazze mediamente molto carine e molto insipide, capelli lunghi, gioielli poco appariscenti, abiti castigati. Gli uomini tutti orrendi: un tripudio di brufoli, panze, calvizie incipienti, baffetti da terza media, ascelle sudate e scarpe e camicie che mettevano a disagio per la loro indescrivibile tristezza.
Ma sì, pensai, questi sono quelli che al liceo invece che passare l'intervallo a fumare e fare casino organizzavano il concerto di Natale, magari un po' sfigati ma certamente non cattivi, e sopratutto disinteressati, quasi ammirevoli. Come no Vanna, al solito ci hai proprio preso!
Ad ogni modo io e gli sfigatini diventiamo subito amici, amicissimi, al punto che prima che il pomeriggio si interrompa accetto un invito a cena in una pizzeria dalle parti del Duomo, "Una cosa organizzata per le matricole", ed eccomi un paio di giorni dopo a rassicurare mio padre sul fatto che qualcuno di loro mi avrebbe portata a casa evitandomi quindi il treno, e mi sarebbe stato utile per capirci qualcosa di più su tutte le questioni burocratiche che non sarei riuscita ad affrontare da sola.
Arrivata al maledetto ristorante ricordo di aver pensato "Non ci staremo mai", perché vi sto parlando di almeno almeno almeno ottanta persone - ottanta persone tutte perfettamente simili a quelle già incontrate, io ero l'unica, per dire, che avesse il primo bottone della camicia slacciato. Entriamo nel ristorante, pizzeria o quel che era e subito ci servono pizza e, noto, niente alcolici, nemmeno una birra. Comunque, complice la Fanta, finalmente la serata si anima e si inizia a fare conversazione: fingo di non aver sentito parlare di aborto, religione e nozze omosessuali in una maniera che non mi piace affatto, fingo di non sentirmi tremendamente a disagio, fingo persino di divertirmi e di voler partecipare la prossima volta, ma comunque per ora niente di grave. Niente di grave finché non finiamo di mangiare, perché è a quel punto che inizia l'incubo.
Uno dei due ragazzi che avevo conosciuto (quello che mi aveva invitata, lui e la sua sicumera) a cena finita si mette con gli altri a spostare i tavoli, tira fuori da non so dove un paio di spartiti e forse persino una chitarra (la mia memoria inizia a vacillare) e in men che non si dica, mentre io smanio per poter uscire a fumare una sigaretta e levarmi di dosso l'odore di gente sudata e malvestita, ecco che tutti cominciano a cantare. Il repertorio è notevole: si passa da Daghel'avanti un passo delizia del mio cuor a Romagna mia in un battibaleno, qualcuno azzarda anche un Pane del cielo e i più coraggiosi intonano addirittura La vie en rose. Oltretutto erano perfettamente organizzati: le ragazze da una parte, gli uomini da un'altra, e sapevano tutti i testi a memoria e anche quando attaccare, io li guardavo attonita cercando di non vomitarmi addosso e cercando, sopratutto, di non ammazzare a mani nude tutti quelli che arrivavano da me e con occhi invasati, gravidi d'entusiasmo, mi invitavano ad unirmi al coro. A quel punto mi sono ripresa dalla paralisi e con una scusa sono uscita all'aperto per fumare una sigaretta, e lì ho incontrato due persone: il titolare del ristorante che era pallido di vergogna e un ragazzo che sembrava quasi normale. Mi faccio prestare una accendino, mi siedo insieme a loro e riprendendoci dallo shock arriviamo alla conclusione che le ottanta persone che dentro stanno facendo tremare le pareti cantando e ballando (male) tutte le canzoni più imbarazzanti dell'ultimo secolo non sono, purtroppo, Bestie di Satana ma sono tutti di Comunione e Liberazione.
Ricordo di aver passato il resto della serata a fissare il pavimento in stato di shock, nella speranza che finisse il prima possibile, e giunto il momento dei saluti vado a cercare i due amichetti che hanno cercato di introdurmi nel gruppo senza dirmi che tipo di gruppo fosse. Uno dei due si defila con una scusa, ma riesco ad afferrare l'altro per la camicia e chiedergli sibilando se la cena avesse qualcosa a che fare con CL. A quel punto lui sgrana gli occhioni, si guarda intorno come se non conoscesse nessuno, fa un bel respiro e prendendomi le mani nelle mani mi dice: "Vanna, devo essere sincero, io sono di Comunione e Liberazione... Ma gli altri non saprei". Allora, tu mi stai dicendo che queste persone che tu chiami per nome, con cui ti scambi pacche sulle spalle e battute cameratesche, persone che conoscono a memoria testo e coreografia di tutto lo squallido spettacolo a cui ho appena assistito, tu mi stai dicendo che non le conosci e che non lo sai. Non ricordo bene cos'ho fatto in quel momento, probabilmente l'ho semplicemente invitato a non insultare la mia intelligenza e cancellare il mio numero, in tutto questo ho provato a parlare anche con altre persone ma nessuno sembrava disposto ad ammettere che quella fosse una cena di tipo, diciamo, "associativo", così mi sono accoccolata tra le braccia fredde della rassegnazione e sono andata in cerca del tizio che avrebbe dovuto accompagnarmi a casa (sarei tornata volentieri in treno, ma dubito che mio padre avrebbe apprezzato, anche se a conti fatti un viaggio in treno all'una di notte sarebbe stato meno spaventoso).
Sì, perché il tizio che mi diede il passaggio risultò essere il più invasato di tutti: a parte che aveva tanta di quella forfora che arrivata a casa ho dovuto bruciare i miei vestiti, ha cercato di convincermi a partecipare alla loro Amicizia (e nella sua bocca, di notte al buio questa parola metteva i brividi) sostenendo che Dante Alighieri in persona avrebbe apprezzato e che evitando di unirmi al loro club gli avrei procurato un grosso dispiacere - sì, stiamo ancora parlando del defunto Alighieri.
E niente, non so come sono riuscita ad arrivare a casa sana e salva e con l'anima intatta, ma sta di fatto che non dimenticherò mai quest'esperienza che è tutt'ora la più imbarazzante, offensiva e ridicola che io abbia mai vissuto. Quindi, amici cari, se mai vi dovesse capitare di essere avvicinati da gente che risponde alle caratteristiche di cui sopra fatevi furbi e non pensate mai, mai che le persone facciano qualcosa per niente - a maggior ragione se indossano delle brutte camicie.
Post Scriptum: credo inoltre che ogni club avrebbe il dovere di far sapere che è un club. Nel senso, non c'è mica niente di male nel fare gruppo, nell'associarsi per ragioni sociali e politiche, ma è bene che gli altri lo sappiano, altrimenti si rischia di passare per una setta... O addirittura per una mafia, e sappiamo bene che Comunione e Liberazione non è né l'una né l'altra cosa. Lo sappiamo benissimo.
25 aprile 2013
Dottore, chiami un dottore
La classe non è acqua. |
Lo so, lo so che stiamo parlando di una triennale in Lettere Moderne, mica di un master a Chicago come Giannino. Lo so, lo so che le foto in abito bello, spumante, fiori, corone e cappellini sono nauseanti. Lo so, lo so che la strada è lunga per arrivare a essere, un giorno, un'insegnante delle medie sottopagata e con i calli ai piedi. So tutto, ed è proprio perché penso di sapere tutto che io da sola non ce l'avrei mai fatta: no, non ce l'avrei mai fatta a essere dottoressa, a vivere una giornata come quella di ieri se non avessi accanto una banda di parenti, amici e sopratutto amore a ricordarmi che lo posso fare, che non c'è niente che io non possa fare. Volevo nominarli tutti, e credo non ne nominerò nessuno: credo mi limiterò a dire grazie, perché è solo merito delle persone (tante, e tutte splendide) che ho vicino che sono riuscita ad essere quella che sono, è solo per loro che sono, per una volta, disgustosamente felice.
Grazie, grazie di cuore dalla dottoressa più fortunata del mondo che non saprà mai, mai come sdebitarsi - perché io sono tante cose, ma non credo riuscirò mai a essere un'amica così meravigliosa come lo siete voi per me. Anche se, lo giuro, farò di tutto per riuscirci - dopotutto sono laureata.
20 aprile 2013
Libertà (non) è partecipazione
Mi è stato fatto notare che potrei far la fine della Fallaci: che non significa che farò i milioni vendendo libri, ma che passerò gli anni della vecchiaia a credere che il kebabbaro sotto casa mia sia un terrorista. Beh, può darsi. Credo che il problema dell'Oriana (scrittrice, donna e giornalista che io stimo moltissimo, ci tengo a precisarlo) fosse che si sentiva arrabbiata e sola, e certo quando si invecchia e ci si ammala è facile cedere ai propri rancori e al proprio odio. Io la fine dell'Oriana non vorrei farla, ma è che proprio non ci riesco, perché sono già arrabbiata e sola.
E' che proprio non ci riesco a tifare per una o per l'altra squadra, e tantomeno in questi giorni che a leggere i giornali c'è da farsi venire una colite - e a leggere i social network invece vien proprio da auspicare la morte, sopratutto quella altrui. Perché io ho un problema con la politica che coi politici non ha niente a che vedere. Dei politici a me sinceramente non importa, perché alla fine chi li conosce? E sopratutto, alla fine, chi è che permette loro di fare il loro mestiere? Perché che cosa sono i politici se non lo specchio di una società? E' troppo facile prendersela col Bersani o col Berlusconi di turno, dimenticando che sì siamo in democrazia e la democrazia implica che chiunque stia lì ce l'abbiamo messo noi, noi italiani, noi elettori - che siamo un popolo di deficienti, e l'unica gara che ci compete è insultare quelli che pensiamo siano più deficienti di noi. E allora gioco anch'io, e allora partecipo anch'io e mi spiace, mi spiace ma proprio non assolvo nessuno.
I Berlusconiani e i Leghisti non li nomino nemmeno, è come sparare sulla Croce Rossa e poi che m'importa, chi ci ha mai mangiato assieme? E i Grillini beh, i Grillini non li voglio proprio sentire nominare: ignoranti, pazzi e pericolosi, tali e quali al loro leader. Il mio problema è con quelli che dovrebbero stare dalla mia parte, con quelli del PD e anche con quelli di SeL, quella è tutta gente con cui io non voglio avere nulla in comune, ma proprio nulla, tantomeno il partito. Ho votato SeL, l'ho deciso all'ultimo minuto entrando in cabina elettorale (e lo so, lo so che "è la stessa cosa che votar PD" ma per me, per me non è mai la stessa cosa, perché io voto col sangue - il mio, e quello di chi è morto per concedermi un diritto che allo stato attuale delle cose mi vergogno di avere, e tutti gli italiani dovrebbero vergognarsi altrettanto) e ne sono stata contenta. A meno di due mesi già ne detesto gli elettori: che sono forse un filo meno viscidi di quelli del PD, ma sempre della stessa gente si tratta. Gente che si riempie la bocca di bellissime frasi sull'immigrazione, i bambini poveri, gli omosessuali - e poi non fanno nessuna fatica a parlare con l'amico dell'amico e fregarti un lavoro che, guarda caso, implica l'essere ammanicati con questo o quell'altro circolo ARCI. Una mafia, l'ennesima: la mafia manifesta della sinistra più radicale, che vorrebbe essere pulita e invece è solo piccola, ma se fosse grande sarebbe comunque qualcosa di disgustoso perché i suoi elettori lo sono, e i suoi elettori sono quelli che alle elezioni finiscono sempre, non si sa come, a fare gli scrutatori e sono sempre quelli, al mio paese ad esempio non cambiano mai, ad ogni elezione sempre le stesse facce e ad ogni elezione io che mi chiedo "perché?". Forse perché non facendo parte di nessun circolo io non sono nessuno, non valgo niente: se non vai alle loro manifestazioni pseudoculturali in cui vengono citati a voce alta i soliti noti, da Celestini a Gino Strada e se non indossi la maglietta di Emergency non sei proprio nessuno. Gli elettori di SeL, privi di senso dell'umorismo, buonisti fino alla nausea - e io che cos'ho da dirmi con loro? Mi piacciono le barzellette razziste e non credo sinceramente che al mondo siamo tutti uguali, perché ho votato il loro partito? Perché ho creduto, stupidamente e per un secondo, di aver finalmente trovato un simbolo su cui segnare una X senza aver voglia di vomitare? Predicano l'uguaglianza e poi sorridono spietati appena si imbattono in qualcuno che vota qualcosa di diverso.
E poi io non me lo dimentico Vendola dopo la vittoria di Pisapia, sudato e con la pelle grassa che urla come Mussolini di abbracciare i nostri fratelli Rom: io non abbraccio nessuno, perché i Rom sanno anche rompere i coglioni e tu che vieni dalla Puglia e non lo sai forse dovresti solo tacere, darti una calmata. Io non abbraccio nessuno perché al contrario dell'elettore di SeL io diffido di tutti, io detesto tutti, e i Rom non fanno certo eccezione.
Ma lasciamo perdere SeL che davvero è il male minore (ed è per questo che l'ho votato) e veniamo a loro, ai miei preferiti, al Partito Democratico di cui sono sempre stata un'accanita sostenitrice, difendendoli anche quando erano indifendibili. Qualcuno ha sentito parlare di #occupypd? Il nuovo hashtag dei Giovani Democratici, beh ve lo spiego io: praticamente questi hanno improvvisamente capito che la dirigenza del partito non li ascolta, e adesso occupano le sedi del PD, dopo aver passato i mesi della campagna elettorale ad ammazzarsi tra di loro per finire sulla copertina Facebook della pagina del partito abbracciati a Bersani che ama tanto i giovani (pagina Facebook che è gestita in maniera semplicemente patetica: i social media specialist che ci stanno dietro erano ad esempio troppo occupati a farsi venire ideone ironiche e sagaci per prendere in giro Monti e si dimenticavano di cancellare da ogni post i commenti dei vari Grillini e Berlusconiani che giustamente si davano al flame; gli stessi amministratori si sono anche dimenticati di rispondere alla sottoscritta che li implorava di rimuovere quei commenti e di smetterla con la propaganda da terza media, "vi prego faccio il tifo per voi, così finisce male" ed è finita anche peggio, CVD - ma non perché sono un genio, un qualsiasi imbecille se ne sarebbe accorto, un qualsiasi imbecille tranne loro).
Occupano, capito? Occupano le sedi di cui hanno già le chiavi, per una giornata via la camicia, via le Clarks, e giochiamo a fare i piccoli rivoluzionari arrabbiati e pericolosi, tali e quali ai facinorosi dei centri sociali che sì, mi fanno schifo, ma almeno portano avanti le stesse battaglie da sempre e hanno una loro integrità - perché tutti i delinquenti ne hanno una, ed è per questo che preferisco i delinquenti ai Giovani Democratici.
Giovani Democratici che a mio parere danno il meglio nelle università: fanno la lobby di intellettuali di sinistra, fanno quelli che portano la cultura, e la verità è che sfruttano la visibilità della politica per rimorchiare uomini, donne e bambini, per accaparrarsi un bicchiere di vino rosso all'ennesima iniziativa di sinistra mentre con aria malinconica citano Gramsci, perché loro citano sempre Gramsci. I Giovani Democratici amano il popolo, pensano che il popolo sia composto da operai che leggono Kafka, operai che sono contenti di fare gli operai e non aspettano altro che un leader illuminato che li guidi verso il benessere - mentre gli operai aspettano la busta paga e guardano, giustamente, il Grande Fratello e Amici. Parlano di popolo, loro, e il popolo non sanno nemmeno che cosa sia: avulsi dalla realtà, malvestiti, tutti uguali, eccoli i Giovani Democratici.
E io dove mi metto? Io che giovane e che sono di sinistra, che sono sempre stata di sinistra e una volta ne ero pure fiera adesso mi vergogno, perché non ho nulla a che spartire né con gli uni né con gli altri. Io che vado a votare da sola, che mi incazzo da sola, che leggo i giornali da sola, io che forse non comprendo la scienza politica ma comprendo la gente, comprendo l'umanità e lo sporco: che cosa mi rimane? Che cosa mi rimane a parte la rabbia e l'odio? A me non resta che dire no: e dico no ai vostri concerti in piazza e alle manifestazioni del 25 aprile in cui fingiamo di essere tutti una grande famiglia, dico no a Gino Strada che mi pareva facesse il chirurgo invece è diventato una soubrette e sta sempre in televisione a ricordarci quanto è buono e bravo con la sua antipatia da borghesia intellettuale, e dico no a Battiato che mi fa venire il vomito, e dico no alle strumentalizzazioni su Ruby Rubacuori che aveva 17 anni e meriterebbe un po' di rispetto, perché se Ruby non può fare la puttana allora perché abbiamo fatto il femminismo? Dico no al femminismo, sopratutto, alle manifestazioni Se non ora quando? in cui facciamo credere di non aver mai utilizzato una scollatura o un sorriso per farci dare un cocktail al Magnolia prima degli altri, e dico no a tutti i film di nicchia, alla faccia flaccida e vecchia di Dario Fo, dico no a Macao, a tutti i circoli ARCI. Dico no perché io non voglio partecipare, non voglio esserci, non voglio esserci mentre lentamente salite le scale di quella cultura preimpostata e sterile che è sempre la stessa da cinquant'anni, e dico no alle nostalgie degli anni '60 e degli anni '70 e a tutto quello che la Giovane Sinistra dice di amare senza comprendere.
E io dove mi metto? Mi metto dalla parte di quelli che sono soli, senza bandiera e senza fiducia, di quelli che sognano una sinistra che con gente come Majorino non ha niente a che vedere - e rifiuto tutto ciò che è comunità e condivisione, perché è un club a cui non ho nessuna intenzione di appartenere. Me ne sto sola, e l'unica azione politica che ancora mi sento di fare è cercare di farli riflettere, tentare di dare il buon esempio con tutte le mie forze e detestarli e assolverli tutti con sguardo lucido e distante, o almeno provarci.
Mi metto dalla parte di quelli che come Oriana Fallaci muoiono matti e soli, ma con la coscienza pulita.
Non lo so perché dico e penso tutto questo, e la verità è che preferirei non essere così: la verità è che preferirei essere come loro, mandare giù tutto, preferirei chiudermi nel mio piccolo mondo di bandiere rosse e persone che ancora si chiamano "compagno" e dimenticano che la parola "compagno" ne ha uccisi tanti quanti la parola "camerata" - dimenticano che di ismi la gente muore, e io non voglio partecipare. Gaber non aveva ragione, libertà non è partecipazione e io non sono nemmeno sicura di volerla la libertà: io preferisco essere incatenata al mio disprezzo, incatenata al mio rancore, senza punti di riferimento e posti dove andare, persone a cui rivolgermi per trovare un lavoro in qualche ufficio stampa, per scrivere articoli sottopagati a qualche giornale di paese. E continuerò ad ascoltare le vostre stesse canzoni, a leggere i vostri stessi libri, continuerò a essere associata a voi e continuerò a gridare, a gridare sempre più forte che io non sono una di voi - che io non sono una di nessuno, che io sono io e basta e io non dimentico. Non dimentico le facce sbalordite di quando avevo vent'anni e un fidanzato di destra, e venivo trattata nel migliore dei casi come una strana e nel peggiore come una traditrice: perché predicate l'uguaglianza e abbracciate i Rom, ma di amare i Rom vi è stato detto, l'avete letto da qualche parte che bisogna amare il diverso quando il diverso è povero e magari extracomunitario. Invece a me di amare gente che non la pensa nel mio stesso modo non l'ha detto nessuno, e se il prezzo da pagare per essere libera da ogni preconcetto è il rancore e l'odio ogni volta che vi vedo parlare di qualcosa che per me conta, ogni volta che vi sento ascoltare la mia stessa musica, leggere i miei stessi libri, guardare i miei stessi film beh, allora sono contenta di pagarla cara, di pagarla tutta.
Avrete, forse, il mio voto ma non avrete mai il mio rispetto e tantomeno il mio pensiero, che forse non è un gran pensiero ma certamente, almeno quello, è libero.
E io dove mi metto? Io che giovane e che sono di sinistra, che sono sempre stata di sinistra e una volta ne ero pure fiera adesso mi vergogno, perché non ho nulla a che spartire né con gli uni né con gli altri. Io che vado a votare da sola, che mi incazzo da sola, che leggo i giornali da sola, io che forse non comprendo la scienza politica ma comprendo la gente, comprendo l'umanità e lo sporco: che cosa mi rimane? Che cosa mi rimane a parte la rabbia e l'odio? A me non resta che dire no: e dico no ai vostri concerti in piazza e alle manifestazioni del 25 aprile in cui fingiamo di essere tutti una grande famiglia, dico no a Gino Strada che mi pareva facesse il chirurgo invece è diventato una soubrette e sta sempre in televisione a ricordarci quanto è buono e bravo con la sua antipatia da borghesia intellettuale, e dico no a Battiato che mi fa venire il vomito, e dico no alle strumentalizzazioni su Ruby Rubacuori che aveva 17 anni e meriterebbe un po' di rispetto, perché se Ruby non può fare la puttana allora perché abbiamo fatto il femminismo? Dico no al femminismo, sopratutto, alle manifestazioni Se non ora quando? in cui facciamo credere di non aver mai utilizzato una scollatura o un sorriso per farci dare un cocktail al Magnolia prima degli altri, e dico no a tutti i film di nicchia, alla faccia flaccida e vecchia di Dario Fo, dico no a Macao, a tutti i circoli ARCI. Dico no perché io non voglio partecipare, non voglio esserci, non voglio esserci mentre lentamente salite le scale di quella cultura preimpostata e sterile che è sempre la stessa da cinquant'anni, e dico no alle nostalgie degli anni '60 e degli anni '70 e a tutto quello che la Giovane Sinistra dice di amare senza comprendere.
E io dove mi metto? Mi metto dalla parte di quelli che sono soli, senza bandiera e senza fiducia, di quelli che sognano una sinistra che con gente come Majorino non ha niente a che vedere - e rifiuto tutto ciò che è comunità e condivisione, perché è un club a cui non ho nessuna intenzione di appartenere. Me ne sto sola, e l'unica azione politica che ancora mi sento di fare è cercare di farli riflettere, tentare di dare il buon esempio con tutte le mie forze e detestarli e assolverli tutti con sguardo lucido e distante, o almeno provarci.
Mi metto dalla parte di quelli che come Oriana Fallaci muoiono matti e soli, ma con la coscienza pulita.
Non lo so perché dico e penso tutto questo, e la verità è che preferirei non essere così: la verità è che preferirei essere come loro, mandare giù tutto, preferirei chiudermi nel mio piccolo mondo di bandiere rosse e persone che ancora si chiamano "compagno" e dimenticano che la parola "compagno" ne ha uccisi tanti quanti la parola "camerata" - dimenticano che di ismi la gente muore, e io non voglio partecipare. Gaber non aveva ragione, libertà non è partecipazione e io non sono nemmeno sicura di volerla la libertà: io preferisco essere incatenata al mio disprezzo, incatenata al mio rancore, senza punti di riferimento e posti dove andare, persone a cui rivolgermi per trovare un lavoro in qualche ufficio stampa, per scrivere articoli sottopagati a qualche giornale di paese. E continuerò ad ascoltare le vostre stesse canzoni, a leggere i vostri stessi libri, continuerò a essere associata a voi e continuerò a gridare, a gridare sempre più forte che io non sono una di voi - che io non sono una di nessuno, che io sono io e basta e io non dimentico. Non dimentico le facce sbalordite di quando avevo vent'anni e un fidanzato di destra, e venivo trattata nel migliore dei casi come una strana e nel peggiore come una traditrice: perché predicate l'uguaglianza e abbracciate i Rom, ma di amare i Rom vi è stato detto, l'avete letto da qualche parte che bisogna amare il diverso quando il diverso è povero e magari extracomunitario. Invece a me di amare gente che non la pensa nel mio stesso modo non l'ha detto nessuno, e se il prezzo da pagare per essere libera da ogni preconcetto è il rancore e l'odio ogni volta che vi vedo parlare di qualcosa che per me conta, ogni volta che vi sento ascoltare la mia stessa musica, leggere i miei stessi libri, guardare i miei stessi film beh, allora sono contenta di pagarla cara, di pagarla tutta.
Avrete, forse, il mio voto ma non avrete mai il mio rispetto e tantomeno il mio pensiero, che forse non è un gran pensiero ma certamente, almeno quello, è libero.
14 aprile 2013
Ho visto umani che voi umani non potete neanche immaginare
Tipo che ho visto uomini grassi, calvi e brutti accanirsi contro le donne che preferiscono gli stronzi - dicono sempre così, e io penso che non mi piacciono gli stronzi ma nemmeno quelli che sono grassi, calvi e brutti e hanno i denti marci, la forfora, e sembra che non si siano mai dico mai cambiati la maglietta. E invece eccoli lì che tirano fuori il più bieco e gretto dei sessismi: il sessismo di chi non ha nemmeno la decenza di lavarsi le ascelle ma pretende comunque una fidanzata che sia bella e porca quanto quelle dei porno giapponesi con cui sono cresciuti, invecchiati, marciti ma non del tutto morti - e puzzano, materia cerebrale in avanzato stato di decomposizione. Omicidio-suicidio.
Ho visto la sicumera - ho visto lo snobismo nell'outsider al liceo, quello che dice che i compagni di classe lo prendono in giro perché è diverso e ascolta musica che nessuno conosce ma proprio nessuno, tipo David Bowie ma e non è mai diverso, è solo più stronzo degli altri, anzi è stronzo come loro - tale e quale a loro, il segreto sta nella mera uguaglianza perché il di più è sempre sempre ben accetto. E li ho visti affrontare seriamente la questione del bullismo appena dopo aver passato il pomeriggio a trollare i dodicenni su Twitter.
E li ho visti abusare del concetto di orrore, gente orrenda che parla di orrore commuoversi per l'Olocausto e dall'altra parte della barricata li ho sentiti gridare "E allora le foibe?" e tra le barricate a cavalcioni coi coglioni dolenti ho visto quello che li fotte tutti e cita il genocidio degli Armeni, degli Indiani d'America, dell'ennesimo popolo sterminato di cui non importa a nessuno. Perché la verità è che non importa a nessuno e il vero orrore è non riuscire ad ammetterlo - non rassegnarsi al fatto che non sentiamo niente, non vediamo niente, e che l'unico orrore di cui ci importi realmente è la nonna che muore, perché ho anche visto che in ogni vita difficile c'è qualche nonno che muore.
E non venite a parlarmi di rispetto, non ditemi che è questione di rispetto e di forma perché fingere, sì fingere che ci importi qualcosa dei genocidi degli altri e giocare la carta di chi conosce la storia insanguinata che sia più di nicchia: ecco quella è la vergogna, quello è cagare in faccia ai morti e i morti, tutti, non fanno mica del male a nessuno e gradirebbero non essere ricordati. E vorrei che li lasciassero stare, vorrei che i morti riposassero in pace - e non è da Dio che dipende, ma dagli uomini.
E li ho visti dedicarsi alla cultura, fare cultura, sbrodolare arte - e subito dopo li ho visti accanirsi a un buffet, li ho sentiti puzzare di vino rosso e formaggio, affondare le mani nel pane e le mani nella bocca, li ho visti erano uomini e donne di tutte le età, sudavano e si accanivano sul cibo in un'orgia infernale di germi, briciole, dita appiccicose.
Ho partecipato a ogni riunione sono entrata in ogni circolo ho assunto un cipiglio interessato ad ogni iniziativa ad ogni evento - ho fatto le scuole e l'università ho manifestato contro la riforma Moratti e ho smesso ai tempi di quelle contro la riforma Gelmini. Perché io non so esattamente come e quando sia successo ma so che a un certo punto ho capito ed è lì che ho iniziato a ciondolare tra la solitudine e la collera - e più le persone esibivano presunte similitudini col mio carattere e i miei gusti più le disprezzavo, perché le guardavo e facevano schifo eppure si ostinavano a parlare delle cose che amo, delle cose che per me sono importanti, trattandole come fossero roba loro senza mai averle comprese, perché troppo imbecilli per farlo, si ostinavano ad associarsi a me, definirsi miei simili. E' il motivo per cui tra una festa a Casa Pound e un 25 aprile in Piazza Duomo io scelgo la festa a Casa Pound: perché dovete costringermi a vedere di nuovo, schiumare bile di nuovo sulla pochezza della gente allora preferisco che sia gente con cui almeno non ho nulla in comune - perché tu sì proprio tu che su Facebook non fai che parlare di quanto ti piacciono libri e ti fotografi nei prati bella coi capelli al vento e i libri, sempre i libri, ecco non hai niente di diverso da quella che si fotografa nel bagno con le tette di fuori perché desiderate la stessa cosa (e ne volete almeno 20 e non sono i centimetri ma i like su Facebook) ma no, no voi siete diverse la verità è che siete solo più bugiarde perché usate un libro per vendervi, ma è proprio la stessa cosa che affonda le radici nella stessa bugia.
*
Ma la cosa importante che volevo scrivere è che ho visto tutte queste cose ma non ho visto te, e sei stato il primo a cui le ho raccontate e il primo che ha compreso perché aveva compreso prima di me. Ho visto tutte queste cose e non ti ho visto, non eri alle manifestazioni e non eri tra le barricate, non hai mai imparato a gridare, non hai mai voluto emergere, farti spazio, accaparrarti un pezzo di pane, mischiare la tua carne a quella degli altri. Credo di esserti inciampata addosso mentre non facevi niente, impegnato a essere vero e dignitoso nel silenzio pulito degli assenti. Ho amato immediatamente il nulla che ti portavi appiccicato addosso, il perfetto anonimato che consiste nel non appartenere a nessun gruppo, nell'appartenere effettivamente e soltanto al proprio nome, essere il singolo tra gli altri - essere diverso, probabilmente migliore ed è prendendoti le mani che è scesa la sera e ho potuto fermarmi, accostare la mia carne alla tua, trovare concretezze su cui appoggiare le ossa mentre ciondolavo tra la solitudine e la collera.
Insomma ho chiuso gli occhi, e finalmente ho visto te.
10 aprile 2013
House Rules
Nella foto: un esempio di Ateismo Militante e Umorismo Fastidioso |
Mi piace mescolare le cazzate alla religione, è una cosa che faccio spesso nell'inutile tentativo di far arrabbiare il mio uomo che, ve lo assicuro, per il solo fatto di sopportarmi avrà certamente un posto in paradiso.
Il post che segue è liberamente ispirato alla Bibbia che da vera Atea Militante non ho mai letto (sì, perché esporre le proprie tesi attraverso l'arma della sagace ignoranza non piace solo ai Grillini, piace a tutti i militanti e io detesto i militanti) ed enuncerà poche, semplici regole di regole di convivenza - volevo chiamarle I Comandamenti ma poi ho saputo da fonte certa che il termine è già stato usato.
- Blog mio, commenti vostri - sentiamoci liberi (come diceva la mia ex prof. di francese quando stava per farci il culo) di scrivere ciò che vogliamo: vale per voi e per me. A miserabili insulti seguiranno miserabili insulti.
- Rimuoverò solo e soltanto i commenti che strumentalizzano informazioni o episodi assolutamente personali, quindi non scrivetene.
- Dovessi trovare commenti che strumentalizzino informazioni ed episodi che non voglio vengano condivisi sul web mi prenderò la libertà di arrivare sotto casa vostra e scoprire insieme a voi cosa si prova nel riattaccarsi gli incisivi col nastro adesivo.
- Scrivete a me, a me personalmente: anche solo per dirmi che questo blog fa schifo ai topi. Tratto la materia umana - in modo becero ma lo faccio, e io scrivo di me per voi, di voi per me. Scrivetemi anche se vi sentite un po' giù, mi piace chiacchierare con le persone su internet, creare vicinanze.
- Se vi va e soltanto se vi va spargete la voce - in altre parole... Condividete. Non dico sulla bacheca di Facebook, ma magari mandate il link a un amico se pensate possa piacergli. Inutile fingere che non mi interessi essere letta da più persone possibile.
- Non fate i maiali e non mandatemi mail in cui mi elencate tutto ciò che vorreste farmi sopra, sotto e accanto alle vostre lenzuola - non mi interessa e sopratutto potrei decidere di denunciarvi. Non perché m'interessi realmente ricorrere a vie legali, sarebbe solo per fare un po' di folklore.
- Sulla destra trovate un indirizzo mail: come già detto, scrivetemi. E se non avete niente da dirmi mandatemi foto di carlini, che sono sempre le benvenute.
- Commentate. Lo so che Blogspot fa schifo quando si tratta di lasciare commenti in via anonima, mandare una mail a Obama in persona è quasi sicuramente più semplice ed intuitivo, ma se avete qualcosa da dire fate lo sforzo e ditelo e basta - altrimenti scrivetelo all'indirizzo mail di cui sopra.
- Siate pazienti e non pensate che io abbia tentato il suicidio mediante un chupito a base di alcol etilico e ammoniaca ogni qualvolta dovessi sparire per un periodo di tempo indeterminato: probabilmente si tratta solo di un periodo impegnativo o più probabilmente dell'ennesima volta in cui ho deciso di rileggere tutti e sette gli Harry Potter nel giro di un mese.
- Armatevi di un buon senso dell'umorismo, e che questo sia IL comandamento della vita, ora e sempre, e decisamente amen.
Infine, BanalityFair è anche su Facebook, siate gentili e diventate fan!
La pagina la trovate qui: https://www.facebook.com/VannaBanalityFair
Iscriviti a:
Post (Atom)