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3 luglio 2015

Quando sarò capace di amare

Avevo ipotizzato dieci, cento, mille premesse. Sarebbe bello se, quando sarò capace di amare, non dovessi più scrivere cose come questa. "Cose come questa" sono un po' una finzione, un po' un mea culpa, un po' un tentativo di celebrare (senza successo) una canzone la cui bellezza mi provoca vertigini; non hanno un destinatario né uno scopo, non riferiscono né celano alcun messaggio. Buona lettura. 


Amore. Se avessi potuto scegliere avrei scelto di essere un maschio per esprimere liberamente la mia natura di persona inaffidabile, insensibile, egoista, bugiarda, vendicativa, irascibile e infedele. Sarei stato un uomo, un uomo come tanti (che non vuol dire tutti, vuol dire tanti), bestiale e volitivo, selvatico e intrattabile. E così, a cazzo ritto, avrei bevuto birra e pisciato per strada e risposto a qualsiasi battuta con "succhiamelo" e fatto a botte con gli altri alfa, alfa come me. Te l'avevo già detto, lo so; tra i tanti pregi, sono anche ripetitiva. Te l'avevo detto e tu mi hai amata comunque, perché tu sei Lui, anzi, Colui. Colui che mi ama "per quella che sono". Di questo devo parlarti, amore. Dell'amore. Forse, se avessi potuto scegliere, avrei scelto di essere una Benedetta diversa, una Vanna in camicia, una di quelle a cui importa qualcosa del packaging e dell’opinione delle beauty guru. Avrei cotto per te biscottini a forma di panda, mi sarei interessata alla situazione pilifera del mio inguine oppure avrei fatto la maestra; la maestra in Romagna. Avrei voluto avere i fianchi larghi e partorire i tuoi figli, occuparmi di loro. Forse avrei persino imparato a coltivare l’amore se avessi ottenuto un po’ di quella dolcezza, di quella morbidezza, di quell'attenzione (per se stessi e per gli altri) che le porta, Loro, quelle che non sono io, a coltivare le cose, realizzarle nel tempo. Quelle ragazze, sono strane. Né migliori né peggiori, solo diverse. Aliene. Sembra che non gli scappi mai di parlare di deeptroath dopo il quinto terzo Martini – non lo fanno e basta, con la stessa spontaneità con cui io non faccio sport. Hai notato, vanno a vedere l’INCI delle cose mentre io mi spalmo il cancro sulla faccia ogni mattina, ecco loro potrebbero attribuire il calo della libido a una qualche infiammazione vaginale dovuta al bagnoschiuma da 2,99€ invece io no. Io non sarei credibile. Le carogne come me non si ammalano mai, i batteri della candida ci odiano.

Perché ti sei accorto, sì, che non ti voglio più? O eri troppo occupato ad essere Colui che mi ama per quella che sono? Ma quale infiammazione. Ma quale INCI. Io non ti voglio più perché mi hai stancata, mi sei venuto a noia. C’è stato un momento, quel momento, quello che arriva sempre, in cui avrei preferito essere da un’altra parte e ci sono andata, ci sto andando ora. Amore, forse non ci sono mai stata. La cura, l'attenzione, la pazienza, la lungimiranza e l'eternità - son cose che non fanno per me. Sono troppo istintiva, troppo immatura, troppo megalomane per saperlo fare, amore, l'amore. Perché l'amore, amore, implica una qualche propensione al concetto più puro dell’impegnarsi e dell’attenersi ai propri doveri. Guardami. Ho 26 anni e non so usare la matita per le sopracciglia. Sono piena di vizi, di nevrosi, di incubi, di pregiudizi. Mi parli di progetti, di felicità, di futuro - io penso ai cimiteri, alle cartine che son quasi finite, all'interfaccia di YouPorn, a Barney Panofsky e alla testa di Jovanotti su un piatto d'argento. E anche se mi reputo capace di slanci, di entusiasmi, di umorismo, di gioia, di lealtà, di affetto, di ragionamento e di comprensione facciamo che l'amore, amore, non mi viene. L'amore si fa in due e tu sei un uomo solo, me ne sono andata, non ci sono mai stata. E la colpa è anche tua. C’è una cosa che ho capito col tempo e te la devo proprio dire: io sono fatta tutta di spigoli e tu questo concetto non l'hai afferrato mai. Gli spigoli esistono e stanno come i morti. Bisognerebbe imparare a evitarli e tu non fai che sbatterci contro. A mia discolpa, ti dico che se avessi potuto scegliere avrei scelto di non farti mai del male, perdonami, perdona me e tutti quanti i miei spigoli. Se avessi potuto scegliere avrei scelto di essere un maschio, un alfa, e avrei spaccato la tua nauseante faccia gentile. Non la sopporto, la tua faccia gentile. Tu non ce li hai, vero, gli spigoli? Certo che no. Tu sei perfetto come una sfera. E dimmi, ce l'hai qualche cazzo di istinto, qualche meschinità, sei capace di gesti violenti, brutti e malvagi o sai solo startene lì, sbalordito e col cuore spezzato, ma sempre aggrappato alla tua pulitissima morale di persona capace d'amore? Capace di fedeltà? Capace di pazienza, di sangue freddo, di devozione e di volontà?

Io te l'avevo detto, che non ero capace. Io te l'avevo detto che avrei mentito, sbagliato, colpito, affondato, bruciato, rovinato, distrutto, sporcato - sporcato tutto, tutto quanto, di polvere e di calcinacci e di merda. Se avessi potuto scegliere avrei scelto di essere un uomo, una donna, capace d'amore - e ti avrei tenuto con me per sempre, avrei compreso la sottile differenza che sta tra il pensare l'amore e farlo e mi sarei tenuta per me i miei gesti, i miei paroloni, i miei giuramenti e ti avrei amato e basta, ogni giorno della nostra vita, e non sarebbe mai arrivato il momento, quel momento, in cui avrei voluto essere da un'altra parte e ci sono andata. Amore, perdonami. Perdonami se non ci sono mai stata.

Giorgio Gaber, Quando sarò capace di amare