sottotitolo: quando nasce un ammore ti metti a dare titoli imbarazzanti ai tuoi post.
Lo dicevo che avremmo avuto modo di parlarne, no?
Volevo scrivere un post di quelli belli, di quelli pensati, riletti, assaggiati tra le pieghe della bocca.
Volevo scrivere un post intenso, serio, interessante - la verità è che non ci sono riuscita, allora per una volta una soltanto lascio che scrivere sia un po' come vomitare, e Dio sa quanto suona di sinistra questa mia ultima affermazione.
Pensavo che era da tanto, tanto tempo che non sentivo quella sensazione che è come passare le narici su qualcosa di perfettamente pulito, senza macchie, senza colpe.
Parlerò chiaro: a maggio sono stata brutalmente e orrendamente lasciata dopo una storia (ma lo era davvero?) di un anno e mezzo. Non entrerò nel dettaglio perché forse l'ho già fatto troppe volte, in altre sedi, ma sta di fatto che sono stata male - e quella storia che era sbagliata, immatura e dolorosa è finita così, nella merda, nello stesso modo in cui è iniziata: parlando poco e male, sputandosi addosso il rancore, ed è stata una storia triste, umile ma vera.
Io l'ho provato l'amore quello pulito, è passato del tempo ma l'ho provato - l'ho avuta anch'io una storia d'amore importante e bella, dall'inizio alla fine. E' durata anni ed è stato amore ogni giorno, l'amore che fa ridere, che fa desiderare, che fa progettare e crescere, io lo so che cos'è e lo rivoglio, lo volevo anche in primavera quando il mondo sembrava disfarsi al tocco delle mie dita e la realtà era come un brutto film, i contorni delle cose appannati, i rumori del mondo taglienti.
Io credo di essere capitata senza volerlo in un altro amore che è appena nato e che ha tutte le carte in regola per essere qualcosa di grosso, qualcosa che cambia una vita.
E' un amore appena nato ma dalle braccia forti, braccia che si stringono nel freddo, ed è nato per caso in un giorno di giugno e a volte mi guardo indietro e penso che sia nato prima - forse a febbraio quando abbiamo fatto tintinnare i bicchieri e c'era lui all'altro capo del tavolo e io non lo volevo, e infatti quella serata finì in lacrime e sangue e io che di nuovo mi sentivo quella che si era comportata come una troia.
Mi guardo indietro e ricordo i sogni, i desideri, quel bisogno di sentirmi stimata, apprezzata da te perché credevo, ero sicura che saremmo potuti essere buoni amici.
Buoni amici lo siamo stati - tu sei stato l'amico migliore quando era maggio e io stavo male, tu mi facevi ridere quando nessun altro riusciva, tu mi facevi venire voglia di parlare, di espormi.
E' durata poco la nostra amicizia, perché un giorno ci siamo guardati e il resto è venuto da solo - ricordo le nostre mani timide nello stringersi di nascosto da tutti, e la goffaggine di chi taglierebbe la testa alle parole con un bacio di quelli guzzi, ed effettivamente così è stato, un bacio guzzo tra la spazzatura e l'università, il mio ritardo di mezz'ora sul lavoro e le tue ciglia lunghe e belle che vibravano, occhi verde bottiglia incastrati nei miei che sono pozzi di perplessità.
E' arrivato da solo il resto, spezzettato nei mesi che passavano lenti e torridi, e ha percorso i primi viali cosparsi di foglie morte in questo autunno timido, e sta conoscendo i freddi, il buio, e arriverà l'inverno a farci da scenografia - l'inverno è un generale dalla storia triste, quasi non lo temo più: a ben guardarlo è un cattivo di quelli che fanno compassione, condannato per sempre a essere sé stesso, l'inverno è un generale che ha alle spalle tutti i dolori del mondo.
Abbiamo fatto la nostra prima gita d'amore e forse serviva l'uragano Cassandra e il mare tempestoso di Trieste a farcelo capire - già lo sapevamo, forse?
Che il nostro è forse un amore appena nato, un amore che cammina per le strade di una città nuova, che ride delle mie battute e anche delle tue, che entra silenzioso in chiesa, che ripara dalla pioggia, che ti tiene per un braccio mentre rischi di cadere - un amore di quelli banali, melensi, senza pretese, di chi è convinto di non meritarsi nulla e proprio per questo ha rispetto dei regali della sorte.
Un amore normale, tiepido e bello, che non insegna niente a nessuno.
E' un amore appena nato, ma certamente è amore.
29 ottobre 2012
8 ottobre 2012
Uomini che perplimono le donne (e aggiornamenti)
C'è che noi introspettivi ci facciamo troppe domande - prendete me, ero seduta tranquilla a guardarmi Scrubs e preparare la borsa per domani e ho pensato troppo. Sì, preparando la borsa mi son chiesta...ma perché agli uomini non serve? Lasciamo perdere la ventiquattr'ore da lavoro, e parliamo di tempo libero. Gli uomini non hanno le borse, a meno che voi non siate incappate nella brutta razza degli Uomini col Borsello, che sono un filo più squallidi degli Uomini col Marsupio, ma non di molto.
Io non sono una persona disordinata quando si tratta di borse - ho visto amiche estrarre dei reggiseni dalle loro tracolle, dimenticati là dentro dopo chissà quali bagordi in discoteca. Mi piace variare, quindi mi capita di fare e disfare la borsa anche due o tre volte a settimana, di conseguenza non lascio che si accumulino oggetti inutili o spazzatura.
Ciononostante non posso assolutamente fare a meno di:
- portafogli
- chiavi di casa
- cellulare
- moleskine
- romanzo svedese di 500 pagine
- bottiglietta di acqua naturale
- penna
- burrocacao
- crema per le mani
- sigarette
- svariati accendini (vedasi questo post)
- un astuccetto rosa peloso contenente assorbenti, Aspirina, medicinale per la cistite, medicinale per il mal di stomaco, un campioncino di fondotinta, specchietto da trucco
- gomme da masticare
voglio dire, queste cose mi servono. Mi servono realmente, nella vita di ogni giorno - o potrebbero servirmi, vedi la penna e gli svariati medicinali. Insomma, perché agli uomini non servono le borse e nemmeno ciò che contengono? O meglio, perché noi femmine ci carichiamo le spalle di oggetti di cui forse non avremmo alcun bisogno? Dite che è l'ennesima punizione destinata al nostro sesso? Io penso di sì.
Detto questo, passiamo agli aggiornamenti pratici about my life, posto che a qualcuno interessino. Sarò breve, perché a parlare di me stessa in questi termini così "concreti" non mi sento a mio agio, ma.
Ma settimana scorsa ho iniziato lo stage in un'agenzia pubblicitaria e ne sono incredibilmente entusiasta sotto ogni punto di vista, così entusiasta che ho paura a parlarne.
Ma la mia laurea è stata rimandata di qualche mese ancora a causa di un esame andato malissimo, e non è per giustificarmi ma non è stata colpa mia - e questa non è, ahimè, la sede adatta a parlarne.
Ma tutto il resto va bene, va come al solito e anche meglio, in un modo che non avrei creduto possibile - e di questo sicuramente avremo modo di parlarne.
Io non sono una persona disordinata quando si tratta di borse - ho visto amiche estrarre dei reggiseni dalle loro tracolle, dimenticati là dentro dopo chissà quali bagordi in discoteca. Mi piace variare, quindi mi capita di fare e disfare la borsa anche due o tre volte a settimana, di conseguenza non lascio che si accumulino oggetti inutili o spazzatura.
Ciononostante non posso assolutamente fare a meno di:
- portafogli
- chiavi di casa
- cellulare
- moleskine
- romanzo svedese di 500 pagine
- bottiglietta di acqua naturale
- penna
- burrocacao
- crema per le mani
- sigarette
- svariati accendini (vedasi questo post)
- un astuccetto rosa peloso contenente assorbenti, Aspirina, medicinale per la cistite, medicinale per il mal di stomaco, un campioncino di fondotinta, specchietto da trucco
- gomme da masticare
voglio dire, queste cose mi servono. Mi servono realmente, nella vita di ogni giorno - o potrebbero servirmi, vedi la penna e gli svariati medicinali. Insomma, perché agli uomini non servono le borse e nemmeno ciò che contengono? O meglio, perché noi femmine ci carichiamo le spalle di oggetti di cui forse non avremmo alcun bisogno? Dite che è l'ennesima punizione destinata al nostro sesso? Io penso di sì.
Detto questo, passiamo agli aggiornamenti pratici about my life, posto che a qualcuno interessino. Sarò breve, perché a parlare di me stessa in questi termini così "concreti" non mi sento a mio agio, ma.
Ma settimana scorsa ho iniziato lo stage in un'agenzia pubblicitaria e ne sono incredibilmente entusiasta sotto ogni punto di vista, così entusiasta che ho paura a parlarne.
Ma la mia laurea è stata rimandata di qualche mese ancora a causa di un esame andato malissimo, e non è per giustificarmi ma non è stata colpa mia - e questa non è, ahimè, la sede adatta a parlarne.
Ma tutto il resto va bene, va come al solito e anche meglio, in un modo che non avrei creduto possibile - e di questo sicuramente avremo modo di parlarne.
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