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20 gennaio 2015

Un anno lungo un secolo


Life is bigger. La canzone dei REM suona forte. Io sono in Messico e sulla mia nuca stanno tatuando un cubo. Avvegna ch'io mi senta ben tetragono ai colpi di ventura. Anche Dante suona forte, ma lo fa nella testa. Non la pensavano poi così diversamente: sii tetragono, solido e fermo, al cospetto del Fato che ti attende. Il Fato, cioè l'esistenza, la vita. Che è grande e imprevedibile. Life is bigger. Se ho imparato qualcosa nel 2014 quel qualcosa è tutto qui. E me lo sono tatuato addosso, in agosto, sotto al cielo immenso, letteralmente inenarrabile del Messico. Il 2014 è stato un anno molto lungo. E all'insegna delle contraddizioni.

Ci sono stati momenti in cui era come essere Carrie Bradshaw sebbene io non sia così fru-fru né così in forma né così ben dotata di naso. Di Carrie non ho il denaro, non ho il carisma, non ho il mestiere, non ho l'età, non ho lo stile. Di Carrie ho le amiche, ho le gambette corte e molto magre che si aggrovigliano mentre scrivo al computer, fumo sigarette e i capelli mi sparacchiano da tutte le parti. Ci sono stati momenti in cui altro che Carrie Bradshaw. L'esistenza sembrava solo il peggior romanzo mai scritto, fatto tutto di malintesi, di meschinità e squallore. Ho avuto l’impressione che gli istanti più reali fossero quelli impercettibili; mi sono procurata una cicatrice sul dorso della mano con la serpentina del forno che resterà lì, a prova imperitura della mia imbecillità. Quella cicatrice, a volte, sembra la cosa più onesta e vera che mi sia capitata da qualche mese a questa parte. La più commovente. La più tangibile. Perché il 2014 è stato un anno molto lungo e tutto avvolto nella nebbia.

Ne ho combinate delle belle. Ne ho combinate "delle mie". Ho messo fine a un Amore, per cominciare. Non è una tragedia e lo so. Ma chi se ne frega, del resto non ho nessuna pretesa di fare letteratura. Né il web. Io faccio quel che posso e non è molto, credo di averlo ampiamente dimostrato. Era, il nostro, un Amore qualsiasi, giovane e affatto eroico. Si componeva di giorni brevi, di momenti normali. È stato un Amore puro, umile ma vero, che mi ha resa nella sua semplicità incredibilmente felice, ed è finito. L’ho fatto saltare in aria con le bombe, sissignori, sono stata io. Ci siamo lasciati nel giardino della casa in cui non vivo più, accanto alle rose dove ho pianto tanto, per l’ultima volta. Era la primavera agli inizi, il sole filtrava tra le sue ciglia e andava ad adagiarsi in quegli occhi buoni, infiniti, eterni e verdi come smeraldi. Siamo stati cortesi fino all'ultimo, dediti al rispettarci l'un l'altra. Sapevo che era la cosa giusta e sono ancora convinta che sia così, ma questo non ha impedito alla luce di brillare, alle piante di fiorire, a me di sentirmi scorticata ed esposta. Quel mattino il giardiniere mi aveva dato una rosa, recisa per sbaglio da suo figlio. Con quella rosa mi sono punta i polpastrelli e mentre osservavo il mio stesso sangue quell'uomo stanco, vecchio, sentenziò così: "Non c'è rosa senza spine, non c'è amore senza fine". Perché Life is bigger. E funny. E cruel. Suona viscido e mediocre ma non so come altro dirlo: ho sentito il cuore (o quel che è) farsi pietra, creparsi tutto. Qualcosa si faceva deserto ed ero io.

Mi sono scoperta più dura, più inaccessibile. Più forte, ed arida. Era il deserto ed ero io. Ho badato molto a me stessa e ho imparato il valore della solitudine, della noia, dell'assenza. Ho trovato sufficienti ore vuote per contare i miei libri uno a uno e riordinare le carte da gioco secondo colore, seme e numero. Ho allungato il giro dei tram perché mi andava lo spettacolo delle facce e delle vie. Ho letto tanti libri, la maggior parte dei quali buoni. Anno all'insegna delle contraddizioni, e infatti il 2014 è stato anche l'anno in cui mi sono gettata in pasto alla vita. Ho fatto cose che non avevo mai fatto prima, cose pazze, cose hardcore: ho tenuto la giacca aperta nel freddo, ho detto "sì" più volte di quante abbia detto "no", ho messo in mostra le gambe, ho ucciso insetti, ho fatto tardi, ho sghignazzato, ho commesso peccati di piccola / media entità ("bere, fumare, far casini"), ho compreso che non sempre è giusto, né furbo, farsi degli scrupoli. Sono stata più indulgente, più estroversa, più determinata e più attiva. Mi sono divertita. Ed è stato divertente

Ma il 2014 non è stato solo sofferenza, contemplazione e "per me un Martini Bianco, grazie". Il 2014 è stato anche sacrificio e, di conseguenza, risultato. Quando il sole dell'inverno, gelido ma bello, letteralmente si schianta contro le finestre della mia sala da pranzo io mi sento decisamente meglio. Questo bilocale ("impazzito di luce") è la cosa più gentile che potessi farmi e di tutti i risultati è il più felice. Le altre cose sono rimaste pressoché invariate e giuste, così come sono. I miei ritmi, le mie persone, il mio lavoro. Il 2014 è appena terminato e tutto è andato bene. Comunque, è andato.

Nel 2015 vorrei quanto già ho e anche qualcosa in meno. Meno facili opinioni, meno smanie di vendetta, meno deliri di onnipotenza; meno giustificazioni e, al tempo stesso, meno severità nel giudicare e giudicarsi. Vorrei meno stimoli e più approfondimenti, vorrei viaggiare ma per tornare nei posti dove sono già stata per avere il tempo di amarli fino in fondo, un'altra volta. Vorrei evitare le eccitanti novità e propendere per i consueti eccitamenti. Vorrei più contenuti, nelle cose negli altri e in me, vorrei riposare, mangiare carboidrati e zuccheri, dedicarmi ai miei vizi, stare in buona compagnia, leggere qualcosa di bello. Vorrei sentirmi sempre a casa anche quando non sono a casa, bere il caffè con le mie amiche, abbracciare mio padre, sentire la coscienza al proprio posto dopo una giornata di lavoro. Vorrei incontri, tanti, di quelli che ti cambiano e ti formano e anche quando non durano restano, incisi da qualche parte nella carne - il 2014 è quasi tutto nelle cicatrici, negli elastici per capelli, nelle scritte sui muri, nei gatti per le strade, nelle passeggiate al cimitero, negli accendini e negli incontri. E alla luce di questo non chiedo altro che l'anno nuovo ne sia all'altezza. Perché per il 2015, io ho deciso, mantengo un profilo basso e mi accontento di poco. Perché quel poco riempie tutti i vuoti, e li fa miei.

E qualsiasi sia il 2015 che vogliate voi io ve lo auguro, con tutto quanto il cuore.
Vanna

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